Download!Download Point responsive WP Theme for FREE!

Pasqua, la colomba non va più: spopolano i dolci tipici regionali

imagesPare che anche quest’anno, dalle notizie che arrivano dall’industria e dalle pasticcerie, gli italiani non rinunceranno alle uova di cioccolato per i bambini, nonostante la crisi. Del resto, come negare la sorpresa ai più piccoli? Quanto alla colomba pasquale, dolce lievitato della tradizione soltanto italiana, si annuncia un nuovo calo di vendite: si rafforza invece la tendenza a tornare ai dolci delle consuetudini regionali, tramandati dalle nonne. 
Il nostro Paese è ricco di tante specialità pasquali, con piatti dolci e salati da consumare in famiglia durante la Settimana Santa. In Liguria si cucinano la cima (un pezzo di petto di vitello aperto a tasca e farcito) e la torta pasqualina; in Valle d’Aosta si prepara una torta a base di erbette, lardo e salsicce; nel Pavese, in Lombardia, sono di prassi le torte con carciofi e riso, mentre ai bambini si offre un cestino con all’interno un uovo sodo, il «cavagné de l’euv»; in Lazio c’è la pizza ricresciuta con la ricotta, che nelle Marche diventa la «crescia di Pasqua»: farina, uova, strutto e pecorino; in Abruzzo – nonostante gli appelli degli animalisti – va sempre forte l’«agnello cace e ove», nel quale i tuorli si aggiungono alla fine, mescolati al fondo di cottura.  E nell’Italia centrale, tra Umbria e Toscana, si usa servire la torta inerbolata alla fiorentina (con uova sode, insaporite da bacche di ginepro).
Tra i piatti pasquali, oltre alla «pizza cu risi» lucana, che si prepara aggiungendo al riso cotto quel che resta della spalla del maiale utilizzata per preparare le soppressate, in Sicilia a Caltanissetta si realizzano i «candelieri», detti anche – come precisa una recente pubblicazione dell’Accademia della Cucina Italiana – «pupi ccù l’ova»: sono biscotti dalle forme più disparate, confezionati con farina, zucchero e sugna, con inserite una o più uova sode, poi decorati con diavolina colorata.  Ma il dolce più famoso è la pastiera, simbolo della pasticceria napoletana. Si racconta un’antica leggenda, sulla sua origine. Una notte, le mogli dei pescatori avrebbero lasciato sulla spiaggia delle ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d’arancio come offerte per il mare, affinché lasciasse tornare i loro mariti sani e salvi a casa. Al mattino dopo, si accorsero che le onde avevano mescolato gli ingredienti e che nei loro panieri c’era un torta: la pastiera.  LA RICETTA DELLA PASTIERA
Per 4/6 persone
Frolla: 250 g di farina 00; 115 di burro morbido; 140 g di zucchero; 50 g di mandorle pelate tritate finemente; 1 uovo; buccia grattugiata di 1/2 limone; 1 bacca di vaniglia. Crema di grano: 125 g di grano cotto; 40 g di latte; semi di 1/2 bacca di vaniglia; 5 g burro; 60 g zucchero; 60 g ricotta; 1 uovo; 1 tuorlo; 25 g crema pasticcera; scorza di 1/4 di limone grattugiata; scorza di 1/4 di arancia grattugiata.
Preparazione
Frolla: ponete il burro in una terrina e poco per volta incorporate, con una frusta a mano, lo zucchero, la scorza di limone, i semi di vaniglia, uovo, farina e mandorle. Impastate, formate una palla, avvolgetela nella pellicola e lasciate in frigo per 12 h. Crema di grano: in una casseruola versate grano, latte, vaniglia e burro: mescolando, cuocete fino a ebollizione. Spegnete, fate raffreddare in frigo per 12 h. Amalgamate alla crema tutti gli altri ingredienti. Stendete la frolla a un disco di 3 mm di spessore e foderate il fondo e le pareti di una tortiera: sopra versate la crema di grano, livellate e decorate con strisce di frolla. Infornate a 160° C per 50′. Sfornate e spolveratela di zucchero a velo.

Pasqua, la colomba non va più: spopolano i dolci tipici regionaliultima modifica: 2014-04-19T00:12:26+02:00da acristina30
Reposta per primo quest’articolo